Un workshop alla Riserva Naturale Monterano

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La foresta pluviale del Vietnam? No, una Riserva Naturale a pochi chilometri da Roma.

L’arrivo in questa riserva è stato una sorpresa, ad accoglierci abbiamo trovato una piccola e bellissima cascata (cascata di Diosilla) immersa nel verde e circondata da alberi, intorno alla quale cresce rigogliosa la Felce florida (Osmunda regalis), una delle felci più grandi e rare d’Italia.

Impegno quindi la prima parte del tempo a cercar di valorizzare l’Osmunda e la cascata ma per quanto riguarda la felce non è facile:

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è a ridosso della strada ed abbarbicata sulla parete del monte, situazione che infine non sono riuscito a rivolgere a mio favore e me ne torno quindi a mani vuote verso il sentiero, che dopo poco smette di regalare Osmunda e si riempie di comuni felci. Queste sono più facili da fotografare, ce ne sono tante e per l’inquadratura c’è solo l’imbarazzo della scelta. Seguendo i Consigli_del_Maestro™ faccio in modo di trovarne una che sia compatibile con essi ed alla fine, aggiungendo anche una doppia esposizione, riesco a farne una che mi soddisfa.

Ci rimettiamo in marcia lungo il sentiero e poco dopo iniziamo a sentire odore di aglio, allora ci guardiamo intorno e troviamo un piccolo spiazzo nel sottobosco pieno di fiorellini bianchi: l’aglio selvatico, pianta molto piccola ed insignificante vista da altezza d’uomo, ma molto bella vista alla sua altezza grazie alla venatura verde che divide in due i suoi petali.

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Ci sdraiamo tutti a terra, sempre seguento i Consigli_del_Maestro™, ed iniziamo a provare numerose inquadrature, cercando il più possibile di bandire la banalità. Qualcosa viene fuori, ma senza troppa soddisfazione, occorrerebbe molto più tempo, ma non ce n’è, il percorso è lungo e già inizio a sentire i morsi della fame (ed ancora manca molto all’ora di pranzo). Ci rimettiamo in marcia fino ad arrivare alla Solfatara di Monterano, che in effetti avevamo già ben individuato dall’odore, ma la presenza di altra gente e la luce piatta ci fa desistere anche solo dal fermarci a provare. Proseguiamo quindi in salita fino ad arrivare al primo fontanile, ai piedi dell’antico acquedotto che ancora si conserva abbastanza bene. Qui facciamo una pausa “trofica” e nel frattempo cerchiamo con testardaggine delle raganelle, che speriamo di trovare in mezzo alle piante di una pozza d’acqua ai piedi del fontanile, ma non siamo fortunati.

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Proseguiamo quindi fino al vecchio borgo Monterano, oggi abbandonato ma i cui ruderi sono tenuti in perfetto stato con restauri conservativi. Spicca qui la Fontana del Leone scolpita dal Bernini nel XVII secolo sulla facciata del palazzo ducale. Il leone è in realtà una riproduzione, l’originale è conservato all’interno del municipio di Monterano. Niente foto ai ruderi però, perché noi si fotografa solo la natura, niente impronte antropiche nelle nostre immagini! Addentrandoci poi nel bosco giungiamo ad un campo di ranuncoli (Ranunculus ficaria) che fa letteralmente da tappeto agli alberi del sottobosco. Qui diventiamo tutti Viet Cong, sdraiati in terra e mimetizzati in mezzo all’erba ed i ranuncoli: ogni tanto si sentono imprecazioni dovute alla poca attenzione di qualcuno che si alza dall’appostamento mimetico e finisce dritto al centro dell’obiettivo di qualcun altro, attirando oltre agli improperi anche qualche sasso.

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Gli spunti sono molti ma l’esperienza ancora poca, quindi si vaga da un punto ad un altro cercando “la foto”, che non trovo. Dopo un’oretta di tentativi riprendiamo il cammino, perché per arrivare alla prossima tappa bisogna riprendere le macchine e spostarsi di qualche chilometro. Non mancano gli spunti lungo il percorso: qualcuno si ferma a fotografare i ciclamini primaverili (Cyclamen repandum) mentre io, che di cilamini ne ho fin sopra le orecchie, spendo il mio breve tempo nel trovare una foto con i Nontiscordardime (gen. Myosotis).

Il compito anche in questo caso è arduo perché sono fiori piccolissimi con uno stelo importante e cercar di farlo vedere il meno possibile non è facile. Alla fine trovo una composizione che pur non essendo il massimo mette in evidenza solo i fiori con il loro colore, mentre lo stelo quasi si confonde con lo sfondo. Obiettivo f/2.8 macro santo subito.

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Prima di arrivare alla prossima tappa però ci fermiamo in un bar all’interno del paese, perché un caffé ci vuole e soprattutto perché la luce è ancora troppo forte e piatta: l’obiettivo è arrivare alla Collina delle Orchidee (che non esiste con questa denominazione) dopo le 16, quando la luce inizierà ad essere meno forte e più laterale. La “Collina delle Orchidee” non è come me l’aspettavo, non è una bucolica collina piena di fiori immersa in un contesto boscoso, è invece più un pascolo per mucche e cavalli lato strada, piena di piante spinose e spoglia di fiori. Ma l’apparenza inganna. Infatti già poco dopo essere entrati incontriamo le prime “macchie” di Orchis Papillonacea e, poco più in la, una bellissima Ophrys bertolonii al cospetto della quale ci mettiamo tutti in fila attendendo il proprio turno per fotografarla. Ma la fila è talmente lunga (siamo 13) che dopo 30 secondi desisto, tanto figuriamoci se non ne troveremo altre.

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Ed infatti più si sale e più orchidee si trovano, alla fine contiamo 11 specie diverse, dalla Orchis Pyramidalis alla Simia, alla Laxiflora, alla Papilionacea; dalla Ophrys bertolonii alla bombiliflora, alla fusca… Tutte queste orchidee sono piccole, occorre sdraiarsi in terra anche per loro ed il terreno è PIENO di spine. Infatti una di queste mi si conficcherà nel palmo della mano e riuscirò a toglierla solo grazie ad un coltellino che per fortuna Il_Maestro™ aveva con sé. A fotografare le orchidee restiamo fino al tramonto, ma solo pochi di noi perché altri nel frattempo hanno abbandonato la lotta. Un po’ in colpa mi sento, perché siamo con la mia macchina e già qualcuno di noi inizia a dire “vabbé”, “s’è fatta ‘na certa”, “che dite? Ce l’abbiamo una casa?”.. ma quando sei fuori a fotografare con Il_Maestro™ devi assorbire ogni singolo secondo che la sua sapienza mette a disposizione, non esiste stanchezza, fame, sete che tengano: quando Il_Maestro™ parla va ascoltato, anche se credi di sapere già quello che sta dicendo.

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